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Accese la bugia d’argento, e facendovi paralume colla manina scintillante di anelli, diede la buona notte alla zia, poi disse:
— Vieni, Luigi?
Luigi si alzò.
— Vi siete occupato di quell’affare che tanto vi raccomandai? Vedeste a Parigi il dottor K***?
Queste parole caddero lente e marcate dai labbri di Cristina.
Il giovane rispose:
— Lo vidi, e il colloquio che ebbimo insieme confermò pienamente le speranze che...
— Diana — interruppe la baronessa — va pure a coricarti, figlia mia. Non vi è nulla che stanchi come un viaggio in ferrata. E voi pure, Luigi, non fate complimenti..., vi ho domandato perchè l’argomento mi preme tanto, ma, del resto, saprò sacrificare la mia curiosità fino a domani.
Fu Diana che rispose questa volta.
— Ti pare, zia? Io mi ritiro subito e ti lascio Luigi, così discorrerete a vostro comodo.
Rinnovò la buona notte, mandò un bacio a sua zia sulla punta della dita, uno sguardo furtivo a Luigi, e sparve leggiera di sala in sala canticchiando.
Quei due rimasti erano da dipingere.
La donna, corrucciata, fiera, coll’ira negli occhi, e studiando sulle labbra un mendicato sorriso.