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ritorno della coppia più o meno felice, col sorriso tranquillo del domatore che ha lasciato un momento di libertà a’ suoi leoncini, ma che si prepara a richiamarli sotto la sferza.

Essi tornarono, una sera, un po’ più tardi dell’epoca fissata, e l’occhio profondo della baronessa investigò il volto di Diana per di sotto il velo grigio che lo ravvolgeva. Le parve fresca, rosea — troppo fresca e troppo rosea.

— Ma tu stai bene dunque?...

— Me lo domandi in un certo modo, zia! — esclamò Diana ridendo — si direbbe che credevi di trovarmi ben male. Io sto a meraviglia, davvero. Il moto e la varietà mi giovano. Avevo un appetito, di’ Luigi?

Luigi si trovava alquanto imbarazzato — non rispose. Cristina gli lanciò uno sguardo, che se fosse stato un pugnale lo attraversava da parte a parte.

Una corrente di malumori, di dispetti, di sottintesi e di non intesi agghiacciò a poco a poco l’entusiasmo del rivedersi. Luigi si pose a guardare le nuove fotografie dell’albo; la baronessa, impettita nella sua poltrona, taceva. Soltanto Diana continuò a ciarlare per un pezzo delle cose vedute, dei divertimenti, delle avventure, degli incontri, finchè accorgendosi di sostenere da sola le spese della conversazione, propose di andare e letto.