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moda — e poi non si trovò proprio una camera abbastanza vasta e che presentasse i requisiti indispensabili di esposizione, di ventilazione e di disimpegno — infine, nè Diana nè Luigi, per motivi diversi, si preoccuparono molto di questo dettaglio.

Il gabinetto particolare di Diana fu ricolmo di fiori, di gabbie elegantemente verniciate con entro i più bei uccelletti del mondo, cardinali dalla testa rossa, cardellini verdi del Brasile, fanelli, lucherini.

V’ebbe posto una libreria colle intere collezioni di madama Froment e dei romanzi tanto singolari che edificanti del padre Bresciani e del padre Filippo Balzofiore — tutti rilegati in marocchino, coi tagli dorati e un bel nastro azzurro per segno.

Due pregevoli incisioni appese alle pareti in ricche cornici rappresentavano: una, l’arrivo di un parroco nel suo villaggio in mezzo alla folla plaudente, e l’altra alcuni ragazzi che appendevano ghirlande ad una rustica cappelletta. Soggetti semplici e severi, che dovevano esercitare una salutare impressione sulla mente della sposa.

La cameriera addetta al servizio della giovane signora fu scelta secondo tutte le regole della prudenza e vagliata, come si suol dire. Mezza età, brutta, scrupolosa, bigotta; un orso di virtù; per la fedeltà uno svizzero.

Così preparato il terreno, la baronessa aspettò il