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messa a fianco di Luigi, fu spedita col diretto a Parigi.

La baronessa aveva pensato lungamente se poteva trovare un pretesto plausibile per seguire i due sposi nel loro viaggio o per sopprimere il viaggio — ma non trovò nè l’uno nè l’altro. Allora si rassegnò a stabilire un tempo relativamente breve per la durata, poichè — diceva — le si spezzava il cuore a vedersi portar via la sua fanciulla. Riflettè poi che un viaggio di nozze non è mai molto pericoloso per gli effetti della luna di miele, e che Diana resterebbe più sbalordita che incantata da quell’improvviso mutamento di abitudini.

Intanto che i due sposi attraversavano il Moncenisio, la previdente e pia signora fece accendere una lampada all’altare del Crocifisso in San Marco, onde invocare la divina protezione sul loro viaggio — e tutte le mattine, inginocchiata sul gradino di marmo coperto di legno, vi ascoltò divotamente la messa.

Si prese poi cura perchè una Madonna d’autore celebre stendesse il suo manto pietoso al disopra del letto di Diana — e a questo proposito, noto qui per incidenza che le camere da letto furono divise.

Anzitutto il talamo nuziale, come si usava ai tempi di Teodolinda e di Cunegonda, è omai una cosa plebea, senza garbo, senza senso, incomodo, fuori di