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sità schietta tenesse posto sulle sue labbra al ghigno beffardo.

Del resto, le dissero tante belle cose in quella sera, la colmarono di tante carezze, di tanti voti, che la sua testa si trovava veramente confusa, e il suo cuoricino timido aveva appena il tempo di sospirare tratto tratto pensando a Luigi.

Luigi, da parte sua, circondato e festeggiato, colse un momento per avvicinarsi alla sua futura sposa, scusandosi di non poter occuparsi abbastanza di lei...

Era gentilezza e parve amore.

Diana gli rispose con uno sguardo castamente appassionato.

L’amante della baronessa arrossì e gli venne sulla fronte il sudore del colpevole — forse in quell’istante domandò a sè medesimo se non aveva obbedito troppo ciecamente — ma era tardi!

Il notajo, arrotolando le sue carte, diede un’occhiata premurosa all’orologio. La baronessa non trattenne quelli che già incominciavano a prendere commiato; a poco a poco la società si sciolse; prima gli indifferenti, poi gli amici, uno fra gli ultimi Gili, e finalmente Luigi; che non osò guardare in viso la fanciulla.

Ella gli stese la manina tremante, si dissero: Buona sera, lui soggiunse: A rivederci; e poi fuggì senza nemmeno salutare la baronessa.