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dosi vigorose dal busto andavano morendo in curve delicate fino alla radice di una mano piccola e paffuta.

Intorno alla scollatura dell’abito girava un pizzo di Fiandra, ombreggiando il collo di sì abbagliante candore, che vedevasi sulla superficie rasata della pelle il chiaroscuro del disegno a fiorami. Una doppia fila di brillanti scintillava serpeggiando fra deliziosi ondeggiamenti fino a smarrirsi nella regione delle nevi perpetue, e chi avrebbe pensato, dopo tutto ciò, che la baronessa contava quarant’anni?

Gili, in vedetta ai posti avanzati, non perdeva una tinta di questo quadro incantevole, e strofinando l’occhialino d’oro col suo fazzoletto di batista, mormorava:

— Come si conserva bene questa cara donnina!

A contratto finito, mentre si riannodavano i gruppi e più vivo scoppiava il represso chiacchierio, il marchese si avvicinò alla padrona di casa dicendole, con quel garbo di due secoli fa che egli riproduceva a meraviglia:

— È tutta sera che vi ammiro, baronessa. Cosa faranno le nipoti se le zie si permettono di essere così belle?

La baronessa, che dopo quella certa volta, teneva Gili in sospetto, lo guardò con un poco di diffidenza; ma l’elegante marchese pensò bene dissipare la nube, e soggiunse: