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solitudine in cui viveva quel giovane gentile dagli occhi neri; ripensandovi all’ombra romanzesca del salice, nel silenzio profondo dei boschi, nella sua camera al lume blando della lucernetta, e animando tutto ciò il soffio poetico dei diciotto anni, le si era schiuso nel cuore uno di quei soavi amori come devono provarli nel loro nido di gigli e di rose le mattutine farfalle o la raminga rondine quando lascia a primavera le palme greche per ritornare al memore verone.
Tutto oro e zaffiri, tutto splendore, tutto profumi, volo d’angelo e sogno di poeta le parve, nella sua santa innocenza, l’amore, e spasimò di giubilo e pianse d’ebbrezza quando Luigi, premendo sul petto un fiorellino che le era caduto da’ capelli, disse:
— Lo conserverò eternamente.
*
Un mese dopo, ritornando a Milano per il Natale, la baronessa annunciò pubblicamente il matrimonio di sua nipote con Luigi.
Tutti gli amici e i lontani parenti (prossimi non ve n’era) furono invitati per la firma del contratto; le nozze poi dovevano celebrarsi a porte chiuse e in