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Luigi, eccitato e commosso dalle parole, dalla voce, da quel dolce raggio di luna che pioveva come un’aureola sui capelli della baronessa; inginocchiato a’ suoi piedi, estatico fissandola negli occhi, non trovava nulla di più eloquente dei baci e delle lacrime. Sommesso, sommesso, più che un sospiro e meno che un accento, gli uscì finalmente dai labbri questa preghiera:

— Deh! soffrite che io passi la mia vita accanto a voi... non chiedo altro bene.

— Ma non mi abbandonerete — esclamò la baronessa cingendo teneramente la testa del giovane. — la vostra esistenza si svolgerà sotto i miei occhi; avrete due persone che vi amano invece di una sola.

— E sia! — disse Luigi dopo qualche istante di silenzio, — fin da quando mi accoglieste povero, timido, sconosciuto; fin da quando voi, bella e ricca, non sdegnaste mettere la vostra mano in quella di un rozzo giovinetto di campagna, e di lui faceste colla magia dell’amore un uomo rispettato e onorato; fin da allora, Cristina, io presi l’abitudine di obbedirvi ciecamente. Comandate, sono vostro. Torturate pure questo cuore che avete reso beato, straziatemi, uccidetemi, dite pure che siete stanca di me!

Ella non si scosse. Placidamente, ma in atto di sommo affetto, trattenne il giovane che stava per alzarsi: