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Ti dirò che abbiamo una casa molto piacevole, elegante, e la mia cameretta ha una tappezzeria di mughetti e di rose.

L’altro giorno vi fu invito, perchè la zia volle presentarmi a tutti i suoi amici; mi sono divertita assai.

C’era, a dir vero, un vecchio signore impertinente che mi guardava coll’occhialino e sembrava farsi beffe di me, ma tutti gli altri mi accolsero con una gentilezza e con una sovrabbondanza di complimenti da rendermi quasi confusa.

Non mi sembra che la società sia quel miscuglio di imposture che diceva suor Carolina; io mi vedo circondata da persone buone e compiacenti, incominciando da mia zia; e sono felice di essere al mondo, — quantunque il nostro catechista lo chiamasse qualche volta un baratro...»

Qui finisce il brano d’una lettera che Diana scriveva ad una sua amica, e che io ho creduto bene di riportare nella sua completa ingenuità; è questo un mezzo sicuro per conoscere il suo cuore, che nella fidente espansione della giovinezza si abbandona al diletto di scrivere le proprie impressioni come le sente.

Trovo anzi questo mezzo così opportuno a delineare il carattere della fanciulla, che non mi faccio scrupolo a servirmi di un altro brano di lettera scritta un mese dopo.