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te ne ricordi? davanti al cancello di ferro, — ed io risposi: sì, proprio tutto!

C’era un gattino che ci guardava attraverso le sbarre, e tu lo hai spaventato colla punta del parasole, — giudica come ho in mente quell’istante.

Penso sempre a te, al nostro dormitorio, alla sala di ricevimento piena di fiori di carta, a suor Carolina, a suor Orsola, cui piacevano tanto le immagini del mio libro da messa, — e ti ricordi quell’immagine sulla quale abbiamo scritto coll’inchiostro azzurro della superiora: amicizia eterna?

Oh! dimmi che mi ami ancora, dimmelo, ho una smania di essere amata.

Per raccontarti proprio tutto, come siamo d’accordo, ti confesserò che mi piace a esser fuori di collegio. Non ho più, sai, quell’antipatica divisa color nocciuola? Mia zia è tanto buona che mi ha permesso di gettarla via, e mi regalò invece un vestitino di mussola a righe bianche e rosse che mi sta bene, bene! — almeno mi pare. Sono un po’ imbarazzata perchè le maniche sono tanto trasparenti... e tu conosci le mie braccia. Oh! se avessi le braccia di mia zia! Io la guardo ammirata quando ella calza i suoi guanti a otto bottoni, che le salgono fino al cubito senza fare una grinza, — basta, non tutti sono obbligati ad esser belli, e che importa a me della bellezza? Questi sono discorsi da vanerella.