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La baronessa si interessò per pura cortesia e si fece promettere di condurle il giovane, assicurando che farebbe qualche cosa per lui.
Venne. Era pallido e malinconico, con due occhi neri neri sembrava molto timido, molto impacciato; vestiva male.
La baronessa notò che aveva una cravatta celeste, stivali inzaccherati e un fazzoletto di cotone; ma parlava assai dolcemente, nè poteva negarsi che il suo sorriso fosse di una grazia distinta. Era tanto giovane che solo una peluria nascente ombreggiava appena il suo labbro superiore, e le sue guance arrossivano spesso sotto l’ombra delle palpebre abbassate. Aveva un po’ dello studente, un po’ dell’abatino, un po’ del filosofo di campagna.
Le sere dell’inverno incominciarono piacevolmente per la piccola brigata. Si parlava di libri, di poeti, di viaggi, niente di politica, e il giovane novizio smetteva a poco a poco la sua aria impacciata. Non portava più cravatte celesti, non arrossiva tanto facilmente — e solo quando i suoi occhi si scontravano all’impensata con quelli della baronessa.
A mezzo gennaio il parroco si ammalò, e per tal modo Luigi rimase solo a tener compagnia alla signora.
Si parlava ancora di libri, di poeti, di viaggi, niente di politica e qualche cosa d’amore.