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si perdeva troppo. La baronessa lo comprese e pensò di mettersi l’animo in pace con una seconda domanda a bruciapelo:
— Avete visto chi uscì dalla mia camera?
— In regola generale — e questa dichiarazione fu accompagnata da un sorriso fino fino — quando io passo davanti alla camera di una signora faccio abnegazione volontaria degli occhi e delle orecchie, però...
— Ebbene?
Intanto che la baronessa ansiosa aspettava il compimento della frase, Gili le si avvicinò, e con un movimento pieno di galanteria, di grazia, di audacia, depose un bacio sulla sua bella mano.
Ella gettò un grido — piccolo, poichè non è mai in queste occasioni che le donne gridano forte — ed egli soggiunse a bassa voce, sorridendo:
— Mi compenso.
La baronessa stimò prudenza allontanarsi senza avere sciolto il suo dubbio.
Il bell’Armando la seguì lentamente, e ammirandone da tergo il leggiadro portamento e le linee armoniose, borbottava:
— Chi sarà questo Luigi?
A un tratto si picchiò la fronte, aveva trovato il suo Carneade.
Dobbiamo cercarlo anche noi, lettrice?