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congedò il domestico e rimase assorto davanti allo specchio.
Il suo sguardo percorreva soddisfatto la linea lievemente ondulata dei baffi biondi, quando udì schiudersi con precauzione un uscio mascherato nel muro e la voce della baronessa mormorare commossa:
— Non siate ingrato, Luigi, io mi occupo del vostro avvenire.
— Sempre caritatevoli queste care donnine! pensò il marchese tentando allontanarsi sulla punta dei piedi; ma l’uscio misterioso si aperse dei tutto e un giovinotto se ne fuggì rapidamente, mentre la baronessa sbigottita arrestavasi sulla soglia.
Gili era un cavaliere disinvolto. Si inchinò davanti alla dama, e come nulla fosse le diede la buona sera.
La baronessa era irritata, e paventando una indiscrezione del marchese, gli domandò con accento brusco:
— Voi mi spiate?
— Come potete supporlo, signora? Non si spia che quando si dubita...
— Davvero la vostra impertinenza cresce coll’età.
— Dite piuttosto colla gelosia..., sapete bene che porto il numero due nella schiera dei vostri adoratori.
Bisticciarsi col marchese era cosa impossibile; ci