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niscenze — eccola là col suo nasino di pappagalluccio elegante, sempre bionda, sempre bianca, ma affemmia punto migliorata!
Abbassò l’occhialetto e completò le sue osservazioni con un leggiero movimento del capo in senso negativo:
— Nulla, nulla. Non c’è nè stoffa nè ricamo; non è una bella donna e non è neppure una donna seducente. Oh! sua zia...
Gettiamo le redini sul collo alla galante immaginazione del marchese, che già non si occupa più della fanciulla, e prendiamo il suo posto per osservare un po’ più attentamente la nostra futura eroina.
Alla vigilia appena ella aveva buttato via la divisa delle Marcelline — abito color nocciuola con un’ampia pellegrina orlata di seta azzurra — l’aveva portata dodici anni, ed è a credere che il nocciuola e l’azzurro le fossero diventati i colori più antipatici del mondo.
Forse perciò vestiva una mussolina a righe bianche e rosse che stava malissimo; malissimo il rosso perchè bionda, malissimo le righe perchè magra.
I poeti parlano spesso delle grazie dell’adolescenza. Mio Dio! Avete mai incontrato un collegio di fanciulle? Avete mai veduto quella lunga fila di piedi grossi, pesanti e mal calzati che battono in cadenza sotto un corpo squilibrato, con due antenne inele-