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— Che diavolo! ma allora non la prendi più!
— Eh! chi sa.
— (Vecchio fatuo!) Io sono impaziente di vedere questa fanciulla; dicono che abbia un mezzo milione nel suo panierino da educanda.
— Sotto, allora, sotto!
Passò una bella signora; Gili la salutò con un sorriso incantevole, ed ella gli rispose con un lungo sguardo.
— Chi è? — domandò l’amico invidioso.
— Non la conosci? È l’amabile signora K***. Poverina! — è un po’ troppo matura per la speranza, ancor giovane per la fede e, aspettando di meglio, procura salvarsi colla carità...
— Tu sei il suo elemosiniere?
— No — sono uno de’ suoi poveri.
— (Decisamente rimbambisce!)
Dopo questa terza esclamazione interna, sfogo represso della gelosia che lo rodeva, il vecchio ritinto si allontanò, e il bell’Armando, leggiero come uno zefiro, carezzevole come una piuma, si diede a volteggiare intorno alle signore.
— Diteci, marchese — esclamò una brunetta vivace chiamandolo col ventaglio — noi cerchiamo una definizione del matrimonio; quella della tomba è troppo lugubre e quella delle catene è troppo antica.
— Io lo proclamerei il paradiso, se avessi l’onore di essere vostro marito...