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Un imbarazzo vago e indeterminato li dominava.

— Spunta un altro dentino — disse Diana aprendo la bocca del fanciullo.

— Ah! sì? — fece Luigi — sono quattro dunque.

— No, cinque; guarda.

— È vero — rispose Luigi.

E tacquero di bel nuovo.

Una rondine gorgheggiava sopra il loro capo svolazzando in cerca di pagliuzze e tornando metodicamente al medesimo posto.

— Fa il nido! — esclamò Diana dopo di averla a lungo seguìta collo sguardo.

Spirava una brezza soavissima che le vicine magnolie imbalsamavano, e sollevate dal vento le chiome della bionda sposa accarezzavano il collo di Luigi. Che cosa gli mormoravano quei serpentelli d’oro? Egli sembrava in estasi ascoltando una musica celeste — era la voce dell’amore che gli parlava in segreto.

— Avrà i piccini — continuò Diana — è allegra e contenta... oh! va, povera rondine, canta e vola finchè il cielo è sereno, la terra ti circonda di fiori.

Come egli l’avrebbe abbracciata! Come le avrebbe detto:

— Il cielo è sereno, la terra ti circonda di fiori, ed io t’amo.

— Enrico — Diana si volse al bambino, perchè la tristezza e l’affanno le facevano strozza alla gola —