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ci bacia co’ suoi caldi raggi — figli della natura, noi facciamo nostri i suoi sorrisi e le sue lagrime.
L’aria, le fronde, la formica e l’uccello, il fiore e la farfalla susurravano alla innamorata fantasia di Alessio l’epitalamio della vita col suo eterno ritornello: Amiamoci! Ed aveva presso a sè una dolce incarnazione di donna, e i suoi venticinque anni gli tempestavano nelle vene e nel cuore.
— Come è bello il mondo per i felici! — esclamò.
— Dottore, che malinconie vi passano per il cervello? Sarebbe il caso di un romanticismo incipiente?
Diana rise un po’ forte mostrando i suoi dentini, ineguali e candidi, che un poeta avrebbe somigliato a un branco di pecorelle sbandate.
Ma Alessio quella sera tirava al sentimentale.
— Si scherza, si giuoca, si fa qualche volta il buffone — disse il giovane strappando un ramoscello di quercia e mordendolo fra le labbra ardenti — si è creduti leggieri, volubili..., ma infine si ha un cuore.
— Oh Dio, chi ne dubita, signor Alessio?
Diana rideva ancora. Tutto a un tratto si fermò:
— Ho udito un passo fra gli alberi...
— È l’eco dei nostri passi — rispose Alessio sbadatamente.
— I passi hanno un’eco?
— Quando non l’hanno i cuori!...