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nube nel fulgido azzurro delle sue illusioni; questa sosta interruppe la lieta corona che le tesseva intorno il suo animo sereno, e fu sorpresa ella stessa di trovarsi triste, di provare un bisogno irrefrenabile di pianto.
Forse Luigi non l’amava più, era stanco di lei; la sua mente seria vagheggiava altra donna, altro ideale più vasto e più sublime. Ebbe paura dell’abbandono — si raccolse in sè stessa, e per la prima volta interrogò trepidante l’avvenire. Ma ella fece per orgoglio ciò che Luigi faceva per timidezza — tacque.
Per tal modo i rapporti fra i due sposi divennero di una freddezza glaciale. Cristina notava questi sintomi, e il suo cattivo genio le suggeriva ebbri concepimenti di vendetta.
In questo frattempo alcuni affari importanti chiamarono Luigi a Milano; la sua assenza però non doveva essere lunga — lo si aspettava un dopo pranzo, e Diana propose di andargli incontro costeggiando il parco sotto l’ampio viale che le querce ombreggiavano.
La baronessa si disse stanca, e pregò Alessio di farle da cavaliere.
Era un tramonto splendido, come si vedono alla metà d’agosto. L’orizzonte infuocato aveva riflessi di porpora e di rubino; gli alberi, la terra, la na-