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inferiorità. Quest’uomo timido, che noi non abbiamo mai visto agire per proprio conto, trovavasi di fronte a una lotta terribile; una lotta che egli doveva sostenere solo contro due. Ed è strano che, mentre Luigi e la baronessa, ciascuno con fini diversi, l’uno col cuore dilaniato, l’altra accarezzando folli speranze, aspettavano trepidanti la battaglia, i due campioni, di tutto ignari, movevano spensierati e ridenti verso il futuro.

Le visite di Alessio s’erano fatte più frequenti.

Una mattina venne alla villa — alle dieci circa — verso mezzogiorno il suo largo cappello grigio spuntava ancora dietro i cancelli del giardino.

Luigi, che stava seduto presso a Diana sotto il pergolato, esclamò con un tremito nella voce:

— C’è ammalato qualcuno?

Diana rispose candidamente:

— No, perchè?

— È la seconda volta che vedo il dottore!

Per solito diceva Alessio.

Diana lo guardò; l’innocenza splendeva ne’ suoi begli occhi, ma la vipera del dubbio aveva già morso il cuore di Luigi.

Intanto Alessio, aperto il cancello, si avanzava con un giuocattolo in mano.

— Sono stato a B*** a visitare il notaio, che ha la gotta; c’era fiera in paese, e pensai che al piccolo Enrico piacerebbe questo burattino.