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Il bambino guarì colla prontezza di quell’età cara alla natura, che le prodiga la forza e la vita. Presto rifece le sue guancine tonde, e Diana, premurosa di fortificarlo nel nuovo stato di salute, partì subito per la campagna.

Luigi non tardò a raggiungerla insieme alla baronessa.

Ma con qual animo Cristina rivide le querce verdeggianti e il padiglione di glicini, alla cui ombra aveva uditi tanti dolci sospiri d’amore?

Luigi evitava di guardarla — era serio e taciturno.

Ella avrebbe voluto dire mille cose. Torrenti di parole le correvano sulle labbra — acerbe, violenti, tenere, supplichevoli, miste di rabbia e di passione. Avrebbe voluto rimproverarlo, dirgli che l’aveva dimenticata oltre il dovere, che un amore di dieci anni non doveva finir così...

Preparò una frase, la modificò, la corresse, poi sul punto di dirla non le piacque.

Le vennero in mente due o tre interrogazioni a bruciapelo — un verso le attraversò il cervello e le parve adatto alla circostanza:

«. . . . . . e non per anco
«Era il precoce anemone sbocciato...»

Ma non lo disse.