Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 109 — |
Enrico gemeva.
Entrambi stesero le braccia per sollevarlo; Diana se lo pose in grembo, e Luigi gli reggeva la testina ardente. Vampe di passioni diverse alitavano intorno a quel gruppo, cozzando insieme l’amore, la disperazione e il rimorso.
— Luigi, Luigi, che dobbiamo noi fare per salvarlo?
L’accento di Diana era desolante, ed a ragione. Il fanciullo sembrava dovesse spirare da un momento all’altro; i suoi begli occhi neri si volgevano ora al padre, ora alla madre in atto di chiedere soccorso; sulle sue guance delicate stendevasi il pallore della morte...
Diana non resse più e gettò un grido disperato, che risuonò nel silenzio della notte; nello stesso tempo le sue braccia si allentarono, e il pallore che copriva il volto di suo figlio spuntò anche sul suo.
Quale profonda rivoluzione si compiva allora nel cuore di Luigi? Quale impeto irresistibile e frenetico gli fece raccogliere il corpicino quasi esanime che giaceva sul grembo di Diana? — e sollevandolo in alto come se sciogliesse un voto all’Essere superiore che regge l’esistenza, pronunciò parole che Diana svenuta non comprese, ma che salirono certamente fino alla misericordia divina!
· | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · | · |