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Enrico gemeva.

Entrambi stesero le braccia per sollevarlo; Diana se lo pose in grembo, e Luigi gli reggeva la testina ardente. Vampe di passioni diverse alitavano intorno a quel gruppo, cozzando insieme l’amore, la disperazione e il rimorso.

— Luigi, Luigi, che dobbiamo noi fare per salvarlo?

L’accento di Diana era desolante, ed a ragione. Il fanciullo sembrava dovesse spirare da un momento all’altro; i suoi begli occhi neri si volgevano ora al padre, ora alla madre in atto di chiedere soccorso; sulle sue guance delicate stendevasi il pallore della morte...

Diana non resse più e gettò un grido disperato, che risuonò nel silenzio della notte; nello stesso tempo le sue braccia si allentarono, e il pallore che copriva il volto di suo figlio spuntò anche sul suo.

Quale profonda rivoluzione si compiva allora nel cuore di Luigi? Quale impeto irresistibile e frenetico gli fece raccogliere il corpicino quasi esanime che giaceva sul grembo di Diana? — e sollevandolo in alto come se sciogliesse un voto all’Essere superiore che regge l’esistenza, pronunciò parole che Diana svenuta non comprese, ma che salirono certamente fino alla misericordia divina!

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