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In una fredda mattina di dicembre le cortine azzurre che circondavano il letto di Diana erano accuratamente chiuse.

Una donna, inchinata su un morbido tappeto, fasciava una creaturina appena sbocciata alla vita; Luigi, ritto in piedi, tentava scernere le sembianze ancora indistinte di suo figlio.

In fondo alla camera la baronessa, inginocchiata e col viso raccolto nelle palme, pregava — Dio solo sa se fra quelle palme scorreva anche qualche lagrima.

Il neonato era un maschio.

Molte, ma molte ore dopo verso sera, le cortine azzurre rialzate lasciavano passare la luce blanda di una lucerna velata, e la fronte di Diana appariva tra i candidi guanciali.

— Mio figlio? — fece ella destandosi.

La donna che la vegliava accorse sollecita e le porse il fanciullino seminascosto tra i merletti.

La giovane madre lo contemplò con indescrivibile affetto; gli compose la cuffiettina, dalla quale sfuggiva un’esile ciocca di capelli biondi, lo baciò lieve lieve quasi avesse paura di soffocarlo, e spinta da un desiderio ardente e curioso volle appressarselo al seno.

— Signora — disse la donna — ella sa che per quest’oggi non deve far altro che riposare.

— Lasciami, provo appena.

In quel mentre entrò Luigi e venne a sedersi al