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eguali nel fondo, la baronessa le pronunciava sovente con una inflessione di voce agro-dolce che le era divenuta famigliare e che non sorprendeva più alcuno.

Una sua idea fissa era che Diana dovesse mettere al mondo una bambina.

Il maschio non le tornava conto. Turbolento, irrequieto, difficile a guidare, presto emancipato, non poteva servire a’ suoi disegni. Una fanciulla invece, una fanciulla che si chiamerebbe Cristina e in cui ella poteva avere speranza di rivivere, era un docile istrumento, un’alleata probabile per ricondurre Luigi sotto il giogo.

Seconda idea della baronessa:

La bambina doveva essere allattata fuori di casa — ma, come è facile il credere, questa seconda idea aveva un’avversaria implacabile in Diana.

— Si capisce, zia, che non fosti mai madre, altrimenti non parleresti così.

Questa allusione alla sua sterilità non era propria a calmare la baronessa.

— Piuttosto che essere una madre senza giudizio e danneggiare la mia prole, preferisco aver fatto esperienza coll’esempio altrui — ma credeva almeno di poter dare un consiglio.

— Scusa, zia, non mi hai ancora messo fuori una ragione valida. Perchè dovrei rinunciare alle più dolci soddisfazioni della maternità, dal momento che nessun impegno, nessun lavoro mi trattiene dal dedi-