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E se è così, sono io che le parlo col cuore gonfio di lagrime, disperata della mia impotenza a esprimere uno dei più nobili sentimenti che mi abbiano mai infiammata. Tuttavia le serbo riconoscenza per avermi fatto provare, in mezzo a tanti palpiti vili che mi circondano, un palpito generoso. Mi dica che crede!

Lilia.


2 maggio. Quante rose intorno a me! Il mio buon zio, reduce dalla scuola con la messe primaverile che gli tributarono i suoi scolaretti, ne adornò il tavolino della mia camera. I fiori mi fanno pensare a lei.

Sì, credo. Credo alla sua sincerità, anche alla sua bontà discussa, anche alla sua bellezza negata. Credo perchè questo è un bisogno di tutto il mio essere. Sono un fanciullo impulsivo e selvaggio, crebbi senza madre, ho ventidue anni. La fede e l’amore si confondono nella mia mente, talchè non so neppur io quello che voglio; ma so che ogni cosa bella mi attira; e non solo il bello visibile, ma più ancora, oh! sopratutto, la bellezza che non si può fermare in una linea determinata, quella che non si vede ma che si sente sparsa nel mondo per mille sottilissimi fili ai quali l’immaginazione sospende, pensili nidi, le sue chimere. Amo anche la verità, purchè mi si conceda di chiamare verità il profilo