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— Mi sembrava che a bruciacchiarsi mezzo fosse già stata una bella paga per il suo sentimentalismo e a starsene a letto per oltre un mese c’era anche la buona misura. Vuol dare la mancia adesso questo gran signore?

— Eh! eh! — fece Remo mostrando di gustare lo scherzo, come faceva sempre per pacificare l’animo del fratello. — Eh! eh!

La faccia del buon maestro, attraverso abilità di mimo trovò modo di distendere un sorriso sull’espressione desolata che gli produceva la scoperta della febbre; il risultato dovette esser buono perchè anche Romolo sorrise rimettendo la campana di vetro su Paolo e Virginia.

Ippolito, accovacciato sotto le lenzuola, si sentiva la testa pesante e vuota nello stesso tempo, il palato secco, le membra dolenti. Seguiva cogli occhi macchinalmente i movimenti di Romolo che grande e grosso com’era oscurava tratto tratto o l’una o l’altra delle finestre.

— Piove ancora — disse il colosso.

Remo pensò che non avrebbe neppure in quel giorno potuto servirsi del suo ombrello nuovo senza grandi contrasti al pian terreno, essendo una opinione di Rosalba che fosse peccato sciupare gli ombrelli nuovi quando piove.

— Tornerai presto, zio Remo?

— Se mia moglie me lo permetterà — obbiettò Remo colla dolce e innocente malizia