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za di vecchi amici ritrovati: le sedie ricoperte di cuoio, la libreria, l’attaccapanni, la lucerna con la sua gonnella di carta verdina e una pertichetta appoggiata in un angolo, la quale particolarmente lo fece sorridere ricordando l’uso a cui era destinata; cioè di sciogliere il piccolo panneggiamento della finestra che si impigliava regolarmente nei vetri quando era il caso di aprirli o di chiuderli. La pertichetta era stata un’idea di Rosalba.
— Come ti senti però?
— Bene, zio Remo, bene.
Ma impallidiva.
— Orsù. È meglio tornare a letto.
Romolo lo prese attraverso la vita con le sue braccia poderose costringendolo ad alzarsi. A malincuore il giovine si lasciò trascinare dal colosso, confortato da Remo che andava dicendo:
— È per il tuo meglio. La scossa che hai ricevuto è stata forte e bisogna andar cauti. Poco per volta. Abbi pazienza.
In cucina la servetta gli pose in mano la lettera.
Ma Ippolito aveva presunto troppo dalle risorse della sua gioventù e fu meravigliato della spossatezza che lo prese di ritorno in camera. Cacciandosi sotto le lenzuola ebbe un brivido. Fuori dell’uscio Remo, che era salito ad accom-