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Lo stesso Romolo, il quale ostentava in ogni occasione lo spirito forte, fu colpito dal pallore del giovane che si reggeva a stento.

— Quale follìa! — disse; perchè anche i moti spontanei della compassione gli uscivano in forma di rimprovero, senza di che gli sarebbe parso di menomare la sua forza.

— Non ne potevo più — rispose Ippolito semplicemente, lasciandosi cadere sulla sedia che Remo gli aveva accostato. — È già un mese, lo sapete!

— Oh se lo sappiamo!

Il giovine teneva un braccio al collo e sul volto gli si vedevano gonfie e vermiglie ancora le traccie delle bruciature riportate nella notte fatale dell’incendio. I capelli rasi, i baffi e le sopracciglia bruciacchiate contribuivano ad alterargli la fisonomia per modo che Romolo guardandolo fisso tornò a dire:

— E bello non sei diventato.

— Il dottore — si affrettò a soggiungere Remo — ha promesso che guarirà perfettamente.

Rosalba e la servetta vennero esse pure a contemplare il redivivo. Remo suggerì che occorreva riconfortarlo un poco e poi persuaderlo a ritornare nel suo letto.

Ippolito guardandosi in giro con la speciale compiacenza dei convalescenti fermò l’occhio sui noti oggetti che gli apparivano in sembian-