Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 44 — |
non si abbia altro a fare che pulire il naso ai loro marmocchi. Per quel che rendono!
— Si fa quel che si può.
— Ma giammai quello che si deve. Io mi domando che cosa fruttarono i tuoi quarant’anni d’insegnamento. Quale uomo, dico, quale uomo, è uscito dalla tua scuola? A calcolare trenta allievi all’anno, farebbero mille e duecento; ma colle lezioni private ed altre storie possiamo argomentare che mille e cinquecento fanciulli sono passati sotto le forche caudine della tua grammatica e della tua aritmetica. Che cosa ne hai fatto? Dov’è Cesare? Dov’è Dante? Dov’è Galileo? Dov’è Sisto V? Dov’è Napoleone? Dov’è Napoleone, andiamo?
— Ma...
— Non c’è ma che tengano. So quello che vuoi dire, ed è un errore. Bada, un errore grosso, marchiano.
— Io non posso...
— Sta zitto che te lo dico io. Tu vorresti far credere che è Dio che crea i geni.
— Mi pare.
— Dio crea il seme delle quercie, d’accordo; quantunque... basta, lasciamo correre. Ammesso, per farti piacere, che Dio crea il seme delle quercie, se voi altri lo coltivate nello stesso modo delle zucche e delle rape...
— Scusa...