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vecchie statue ornamentali rappresentanti un Fiume. Contribuiva all’illusione la posa solenne di deità pagana, col pugno destro appoggiato alla mensa e il braccio rilevato, proprio a guisa di ponte sotto il quale scorresse la fiumana dei secoli. Guardò d’alto in basso l’ometto dal pastrano color marrone mentre stava levandoselo dalle spalle per appenderlo, non senza qualche sforzo di equilibrio, sulla punta dei piedi: dopo di che, tirando indietro col minor rumore possibile la sedia accanto al colosso, si disponeva a togliere dall’anello giallo il proprio tovagliolo.

— Che luna!

— Luna? — ripetè l’ometto guardando il soffitto.

— Dico a te. Non hai ancora aperto bocca. È una vita piacevolissima; piove tutti i giorni, quel citrullo è sempre a letto, e tu che te la spassi in giro come un signore, tornando a casa non hai nulla da raccontare.

— Se sapessi, Romolo, che ti può far piacere la descrizione della mia giornata, ti direi che col nuovo semestre avrò sette bambini di più, che nella scuola non ci staranno tutti e che oggi sono andato a Bergamo per domandare al signor ispettore che mi conceda un altro locale.

— Tutti così questi maestri. S’immaginano che il mondo stia ritto sulle loro scuole e che