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— Dov’è Remo?
— Non lo so.
— E quell’altro di sopra che cosa fa?
— Aspetta la sua zuppa, ma l’aspetterà un pezzo. Miracoli non ne fa nessuno.
La servetta che si divertiva intanto a fabbricare una chiocciola colla buccia delle patate ricevette un pizzicotto nell’orecchia e gettò un grido.
Dall’altra parte si tornò a chiedere:
— Che cosa c’è?
— Nulla. Un pizzicotto meritato.
Il dialogo continuava a sbalzi attraverso l’uscio aperto, accompagnato dal crepitare della fiamma sotto il paiolo, quando dalla porta sul cortile entrò un ometto accuratamente chiuso in un pastrano color marrone. Entrò fregandosi le mani, sorridendo e guardandosi in giro con due occhi buoni e lucenti ai quali le sopracciglia singolarmente rialzate conferivano una espressione di stupore perenne.
— Non pretenderete anche voi che il desinare sia pronto, dal momento che sono sola a pensare a tutto e che mi tocca servire anche il signorino, di sopra, con due braccia sole...
— Ma... io... io non ho ancora aperto bocca. Io non pretendo nulla, Rosalba. Che bel fuoco! Come si sta bene qui!
— Già... colle mani in mano a godersi il lavoro degli altri.