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fattoria con un’aia davanti, un verziere a tergo e fiancheggiato da piccole fabbriche per gli usi diversi della vita di campagna. Il portalettere traversò l’aia e andò direttamente a bussare a un uscio dalle cui fessure usciva un sottil raggio di luce; ma nemmeno ebbe bisogno di bussare, perchè appena urtata l’imposta una ragazzetta che stava per uscire ad attingere acqua tese la mano alla lettera che biancheggiava sull’orlo della buia sacca.
— Una sola?
— Sì, questa sera è una sola.
— Siete stato bravo a venir fin qui per una sola lettera.
L’uomo si strinse nelle spalle senza rispondere. La ragazzetta, dato un salto indietro, buttò la lettera sopra una tavola e scappò ad attinger acqua facendo risuonare il manico della secchia.
La tavola sulla quale la lettera era caduta trovavasi nel mezzo di una cucina vasta, rallegrata da un bel fuoco di legna scoppiettante sotto il camino. Al lieve rumore una donna che stava attaccando il paiolo all’uncino si volse e mormorò:
— Ancòra!
Di là dalla cucina, attraverso un uscio aperto, una voce d’uomo chiese imperiosamente:
— Chi è?