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impallidivano sempre più nella leggera nebbia serotina, sempre più confondevasi la forma e il colore delle cose, nè egli se ne accorgeva. Il movimento meccanico di mettere un piede innanzi all’altro senza indugiare, senza distrarsi mai, per anni ed anni, sulla stessa via, alle medesime ore, in condizioni invariate, sordo e cieco ai segreti che recava con sè, passivo e pure fatale, obbediente come la natura che lo circondava ad una legge invisibile: questo continuo assorbimento del suo io nel cumulo di passioni e di desideri che gli fremevano intorno gli avevano tolto le caratteristiche comuni agli altri uomini. Egli non si fermava mai a contemplare un punto nuovo dell’orizzonte, perchè nessun punto era nuovo per lui; nè affrettava o rallentava il passo, non avendo nessuna ragione di arrivare prima e non potendo in causa del servizio ritardare; nè mai gli occorreva di sostare guardandosi intorno incerto della strada, nè canticchiava o zufolava simile a colui che va a diporto, nè faceva i conti e i preventivi di chi si reca a contrattare per compere o vendite. Sorteggiato a distribuire la gioia e il dolore procedeva silenzioso, inavvertito quasi, fra le acque dormenti nel fondo dei fossati e grigie come la terra grigia, come il cielo.
L’ultima meta del suo viaggio in quel giorno era un caseggiato largo e basso, una specie di