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— Un avorio del quattrocento, probabilmente fiorentino. L’ho trovato da un antiquario e fui colpito dalla espressione della donna che solleva le braccia riversandosi in dietro col corpo verso la Croce in modo così appassionato, così ardente...

— Dà i brividi! — ella disse con accento profondo.

— Nevvero? Mi piacque perchè rappresenta il mio stato d’animo e sarò felice se volete aggradirlo.

— Grazie.

— È veramente squisito. — soggiunse don Peppino curvandosi coll’occhialetto in mano — degno di Norina.

— Perchè veramente vi ostinate a chiamarla Norina? — chiese il giornalista. — È così bello il nome di Eleonora.

— La conobbi colla treccia giù... — si scusò don Peppino colla sua voce belante — Eleonora del resto è troppo lungo.

— Lungo? Un nome caro non lo si assapora mai troppo, e se è lungo meglio.

— El...ly! — mormorò Wilss, mostrando nella lentezza della pronuncia come si possano assaporare anche due sole sillabe.

— Non mi piacciono i nomi storpiati, nè in italiano nè in inglese. Un bel nome di donna è pari alla musica scritta da un grande maestro;