mata in rovo ardente e cadevano le une sulle altre, urlando, gemendo, strette in un cerchio di fiamme. Tutto intorno, pensate, era silenzio e solitudine!... Solamente a mezzo chilometro circa, da un casolare campestre, si accorsero dell’incendio; ma i padroni del casolare, due vecchi, pare si chiudessero ermeticamente nel loro guscio impedendo ad un giovine che viveva con loro di accorrere sul luogo del disastro. Fu questo giovine che si lasciò calare dalla finestra, raggiunse a corsa il palazzo incendiato, e con una presenza di spirito meravigliosa e pari audacia, girando al lato nord, dove scorre un fossato lungo il muro di cinta che nessuno aveva preso in considerazione perchè mancante di uscita, diede coraggiosamente la scalala e le piccole bimbe portò via in collo, le più energiche fece saltare addirittura dalle finestre nel fossato dove egli stesso andava a raccoglierle conducendole alla riva, così che su cinquanta persone immancabilmente destinate a perire, otto o nove appena rimasero ferite. È portentoso, sopratutto riflettendo che fu un uomo solo a fare tutto ciò, un giovane campagnuolo cui non moveva nessun interesse egoistico, che dovette fuggire di casa contro la volontà de’ suoi e che ora si trova in fin di vita per le conseguenze del suo slancio generoso. È o non è una bella azione?