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da questa parte, stimò che valesse meglio ripresentare l’altro fianco al fuoco e tornossene al suo posto sullo sgabello che era rimasto vuoto perchè i visitatori a poco a poco se ne andavano. Ma chi non si muoveva era il signor Wilss. Allora, facendo buon viso alla sorte qualunque fosse, l’eccitabile amante si rassegnò a prendere quel tanto che avrebbe potuto se non voluto, ed ammansandosi man mano sotto gli sguardi e le accorte parole della signora, riprese il suo giogo fiorito intorno al divano fra i quattro o cinque che erano rimasti, spiando l’opportunità di un colloquio più intimo.
— Eleonora, mi fai morire! — le susurrò all’orecchio in un momento in cui si era impegnata una discussione fra uomini.
Ella si volse a guardarlo coi begli occhi corrucciati dentro cui passò un lampo:
— Lo meritereste bene... almeno per un poco. Anzitutto...
— Lo so, lo so, perdonate, ma vi amo tanto!
— Ed è una ragione per starvene rannuvolato così tutta la sera, la sera del mio compleanno?
Gli aveva teso la mano e il braccio bianchissimi sotto il velluto nero della manica. Egli si curvò ad esaminare il gioiello che fermava la trina sulla piegatura interna del gomito, ma in realtà distratto dalla delicatezza madreperlacea che appariva in quel punto dove una vena