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chioma di lei allentata nell’uragano del pianto e dei baci, tutta la chioma si sciolse e Lilia cingendone con improvviso abbandono il collo dell’innamorato vi soffocò la bocca e la parola.

XVIII.

Sull’ala del genio.

Al tempo delle lunghe passeggiate sui monti, nella floridezza del settembre, essi avevano osservato lungo il ciglione un albero malamente piegato dalla bufera i cui rami erano sottili e le foglie palliducce tuttochè sembrasse ancor vivo. E ad una osservazione di Lilia Ippolito aveva risposto toccando le radici: «Il male è qui; quest’albero dovrà morire per quante fronde lo coronino ancora.»

Non era così del loro amore? Colla foga di un temperamento eccessivo Ippolito dandosi intero aveva creduto che ella pure gli sacrificasse tutto; un’anima come la sua, una volta confessata a sè stessa, doveva avere il coraggio di andare sino alla fine affrontando qualsiasi conseguenza. L’amore che ragiona non è più amore, la passione che riflette e che calcola non è più passione. Gli esseri superiori che amano veramente non