Pagina:Neera - Una passione, Milano, Treves, 1910.djvu/269


— 263 —


loro attitudine di ali raccolte a velare il dolore ed a farlo pudico, avevano la grazia toccante della fragilità. Che poco spazio occupava! Come era indifesa! Come erano piccoli i suoi piedi uscenti dalla rosea gonna! Si ricordò che una volta per la puntura di una vespa quasi sveniva.

Tutto ricordò: le care lettere, i fiori, la meravigliosa apparizione in carrozza, i colloqui sul verone, la gelosia dei rivali, e quel giorno della prova al Conservatorio dove l’aveva sentita prima ancora di vederla; e la fuga, e il viaggio, e l’estasi delle notti passate sul lago, tutti i baci, tutti i deliri di quei tre mesi di folle amore.

Quante dolci parole portate via dalla brezza, portate via dal vento! Parole disperse, parole perdute, parole che non torneranno mai più!

Ecco perchè ella taceva. Ed era così immobile, dopo avere tanto singhiozzato, come se proprio le parole fossero morte accanto all’amore che stava per morire. Ma era pur lei la donna adorata, la bellissima, l’irresistibile! Da quel muto simulacro femmineo egli ben sapeva quali scintille potevano accendere i suoi baci! Egli sapeva la trasformazione raggiante del viso e come il sangue correva rapido al cuore, come le mani tremavano avvinte al suo collo, come pulsavano le arterie, come scottavano le labbra, egli sapeva!.... egli sapeva! Addormentatosi bambino