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donna che ti ha sinceramente amato, che resterà la più devota, la più sicura delle tue amiche.

— Basta, — interruppe Ippolito alzandosi colle palpebre rosse e la faccia stravolta: — io amo e tu ragioni!

Una nuova ironia fischiava nel suo accento mentre a passi concitati percorreva il salotto.

— Ragiono perchè ho più esperienza di te.

— Certamente. Adescando e abbandonando mille amanti hai pur dovuto impararla l’arte di impossessarti di un’anima vergine, di avvincerla alla tua bellezza, di succhiarla nel pieno rigoglio delle sue forze e di disfartene quando la noia o altre esche te lo consigliano.

Fin dalle prime parole Lilia si era fatta pallida.

All’ultimo insulto non potè reggere e poichè già malinconica ed abbattuta aveva frenato a stento le lagrime, non si contenne più e ruppe in singhiozzi col capo fra le palme. Ippolito, al colmo dell’eccitazione, ne sentiva gli strappi ripercossi nel petto delicato, e lungi dal commuoverlo quei singhiozzi esaltavano l’erotismo della sua disperazione. Finalmente, finalmente la vedeva soffrire! Ma soffriva davvero? E perchè soffriva? Se era lei stessa che domandava la fine? Impostura, commedia, teatralità.

Egli sì, soffriva. Egli sì, sentiva squarciarsi il petto non da un singhiozzo ma da mille vipere