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ha fatto una impressione vivissima e gli ho promesso... Ecco, ecco che i gamberi pungono. Lilia, cara amica, scappo come avrà fatto probabilmente il can barbone e lascio ai vostri piedi il mio paniere rovesciato.

Don Peppino

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Seduta nella poltrona bassa della contessa, davanti a un grigio mattino di novembre, Lilia meditava cogli occhi fissi sugli alberi del giardino non più verdeggianti come un tempo ma rari di foglie e di colore bruno; e alternava l’attenzione concessa agli alberi con lente occhiate ad uno specchietto ovale abbandonato sul tavolino della vecchia contessa, accanto a un fermacarte reggente la figura coricata di una ninfa.

L’equilibrio che era la dote spiccatissima della sua bellezza fisica trovava un riscontro nell’anima aperta ad ogni sentimento e di nessuno schiava. L’eccesso non esisteva per lei; tutto ciò che non era armonico la urtava come una stonatura o come una tinta di cattivo gusto. Sincera, non aveva mai mentito nè a sè nè ad altri. Libera, nel significato più assoluto, seguiva la logica naturale del suo temperamento e di una coscienza che provava difficilmente le oscillazioni del dubbio. Per questo la lettera del vecchio amico non l’aveva sorpresa; era anzi venuta in aiuto alle sue proprie riflessioni e la