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con una lieve sfumatura di tristezza contenuta:
— Ecco la spiegazione del mio motto. Nessuno m’insegnò che cosa è il male. Io stessa non l’ho cercato; mi accontento che il male, se è male, non nuoccia ad altri. Anche questo principio nessuno me lo ha insegnato.
— Non hai mai avuto il desiderio di una famiglia tua, di figli tuoi? di un’altra vita più pura, più tranquilla?
— No, — rispose Lilia candidamente.
— Se tu fossi nata nel mio paese, nella mia famiglia, che cosa avresti fatto? Tu disprezzi certamente la povertà degli ideali che circondarono la mia infanzia...
— No — disse Lilia per la seconda volta: — Non solo non li disprezzo, ma li comprendo. Probabilmente se fossi nata nel tuo paese e nella tua famiglia avrei ricamato anch’io come tua cugina Paolina un salice piangente coi miei capelli. Non sono senza cuore, credi, ma ho la ragione fredda e la scuola della vita non è stata propizia allo sviluppo della mia sentimentalità.
Adesso Ippolito vedeva con una precisione cruda di pezzo anatomico tutto ciò che lo separava da quella donna. Si possono distruggere venti, trent’anni di una esistenza? L’amore solo compie questo miracolo; ma quanto durano i miracoli? e quanto l’amore?