Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 241 — |
lotto a passi concitati. Quando ritornò presso al suo innamorato aveva il volto sofferente per intensa commozione. Invece di riprendere il posto di prima sedette sui ginocchi di Ippolito e gettandogli le braccia al collo gli mormorò piano:
— Vuoi sentire come ho passato io l’infanzia? Sono nata, anzitutto, sotto un baldacchino di raso, fra tappeti persiani, e il mio corredino costò mille e cinquecento lire.
— Io, il primo giubbetto che portai fu tagliato fuori da una sottana di flanella di mia nonna: — disse Ippolito umilmente.
— La prima vestina che io ricordo invece era di pizzo di Malines con trasparente di seta rosa.
— Era dunque molto ricco tuo padre?
— Non so. In casa nostra il denaro andava e veniva nello stesso modo fantastico; sembrava un giuoco di bussolotti. Mio padre aveva molto ingegno, mia madre una grande bellezza. Mio padre teneva uno studio di avvocato, mia madre un salotto elegante. Con tre persone di servizio mio padre si lagnava del disordine del suo guardarobe e una volta vidi mia madre girare in camicia tutto l’appartamento per trovare una camicia di ricambio. Io ebbi di buonissima ora una governante francese che mi piaceva e alla quale volevo molto bene. Avevo imparato da lei la storiella: Arlequin tient sa boutique e la