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— Oh! semplici poi in un modo incredibile. Ti ho descritti i miei zii, ma figurati che un mio cugino a nove anni non aveva ancor vista la luna, perchè in casa sua c’era l’abitudine di andare a letto prima che sorgesse. E le sue sorelle, che erano cinque, avevano due soli cappelli che facevan il servizio cumulativo per tutte nelle rare occasioni in cui si recavano, non mai più di due alla volta, a Bergamo. Queste fanciulle rimasero tutte zitelle. Erano così timorose e schive che trovandosi alla presenza di persone dell’altro sesso tenevano le mani sotto al grembiule per evitare il pericolo di doverle offrire nel momento dei saluti. Una sola, Paolina, si fidanzò col farmacista del paese, ma prima delle nozze costui scherzando con un’arma da fuoco si uccise. Ella ricamò allora coi propri capelli...

— Ah! sì, mi ricordo. Dillo, dillo ancora.

— Ricamò un salice piangente chino sopra una tomba...

— E sulla tomba dei versi... Dilli.

Piangi pure, o salcio amico, sul destin di Fortunato. — È un conforto al cor piagato il tuo pensile dolor.

Lilia si raccolse tutta, coi ginocchi, la testa e le mani insieme, in un gruppo silenzioso e stette così alcuni momenti. Poi si levò di scatto come spinta da una molla e si diede a percorrere il sa-