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— Sì, zio Remo, ma nessun altro.

— Nessuna donna prima di me?

— Nessuna donna prima di te.

Egli si fermò un istante ad ascoltare la pioggia che batteva sui vetri della finestra.

— In questa stagione era intorno al camino di cucina che si riuniva la mia famiglia dopo pranzo. Io mi rannicchiavo insieme al gatto sul gradino del focolare e tenevo così poco posto che finivano col dimenticarmi. Il fuoco con tutte le sue varianti di fiamma, di bragia, di cenere, esercitava un fascino straordinario sulla mia immaginazione. I folletti che si alternavano colle streghe nelle vecchie fole raccontate da Rosalba salivano e scendevano dalla cappa del camino; aspettavo sempre di vederne qualcuno. Nulla mi piaceva tanto come le piccole scintille che si spengono improvvisamente sui tizzi anneriti e che noi chiamavamo: le monachine che vanno a dormire. È incredibile ciò che può passare nella mente di un fanciullo! Io credo che tutto ciò che egli diventerà in seguito sta già scritto nel suo piccolo cranio, ma è ben difficile leggervi, ed egli non si comprende ancora...

Gli occhi di Lilia grandi ed aperti ricevevano come dentro a una conca lo zampillo del suo pensiero. La pioggia batteva sempre sui vetri della finestra, il silenzio fuori era profondo, il piccolo cerchio del paravento così tiepido e così intimo! Ippolito continuò: