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espressione del suo volto cui non davan risalto le solite attrattive dei riccioli biondi e dei grandi occhi azzurri o neri, ma che vibrava per una forza interna di intellettualità. Sulla sua testina molto piccola i capelli radi color di rame pallido sembravano cingere di un casco la fronte prominente dove le pupille aguzze gettavano bagliori di lama attraverso l’iride grigia, simile un po’ all’acqua dei fossati scorrenti sotto i salici; e quando quei bagliori scintillavano, l’iride grigia si agitava tutta proprio come un’acqua, e benchè gli occhi fossero piccoli, sembravano grandi per la gran luce che vi si accendeva, ed erano questi meravigliosi occhi volta a volta severi, indagatori, profondi, eppure così candidi e fidenti che sembravano non temere nulla e si aprivano senza paura verso gli uomini e verso le cose. Con un nasino pari ad un chicco di melagrana e con lineamenti tutti da miniatura, non era in lui nessuna apparenza di gracilità; era, al contrario, agile e forte, con una sveltezza nei movimenti da libero capriuolo, e le manine lievi, simili a piume d’angelo quando volevano accarezzare, tendevano nella lotta una nervatura sottile e resistente che si disegnava vigorosa sotto il raso della pelle.

Intanto che Lilia lo faceva giuocare provocandone le risate argentine Ippolito lo fissava così estatico che alla fine Ni se ne accorse e