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stesso. Quando gli domandano come si chiama, risponde Ni.
— Tanto vale Ni quanto Paolo o Giovanni; ma come va che non lo vidi prima d’ora questo signore Ni? La porta del giardino era chiusa nei giorni passati.
— Oggi l’ha aperta mio suocero per portare terra nel giardino della villa.
— E chi è vostro suocero?
— Il custode.
Intanto che scambiavano queste parole sopravvenne Mansa, la suocera e nonna, la quale a sua volta si prese in braccio il bambino scoccandogli baci sonori; ed era tutt’insieme, tra quadro e cornice, una scenetta così gustosa che Ippolito se ne staccò a malincuore provando un bizzarro sentimento che somigliava a nostalgia.
A tavola parlò dell’incontro con Lilia. Ella fu sulle prime un po’ meravigliata del suo entusiasmo, ma se ne lasciò trascinare tanto che il giorno appresso andarono insieme alla ricerca di Ni, il quale passava la giornata nell’orto e vi faceva la siesta all’ombra dei limoni.
Ni era un bambino curiosissimo. Non bello precisamente nel significato che si suol dare alla bellezza infantile, sarebbe forse uscito senza premi da un concorso; ma era impossibile vederlo senza fermarsi a guardarlo, e guardandolo non restare cattivati dalla straordinaria