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— Pazzi, sì, pazzi d’amore.

Errarono ancora per un po’ di tempo finchè raggiunto il sandolino che li aspettava alla riva Lilia volle entrarvi per riposare.

— Dormirai qui stanotte — disse Ippolito coprendola con lo scialle bianco che ella aveva portato con sè: — Ti cullerò con le più tenere canzoni mentre guiderò la barca dolcemente per non svegliarti.

— Ma non ho sonno, amor mio. Mi basta di stare coricata accanto a te guardandoti.

Egli gettò un piccolo grido intanto che Lilia piegava la testa sul cuscino della barca.

— Che vedo? Un brillante fra i tuoi capelli! Oh! come scintilla!... No, non è un brillante, è una lucciola; un brillante vivo. Non toccarla, ti sta tanto bene! Ecco una gemma di cui non sono geloso e che non è volgare.

Lilia, docile, tornò a posare la bella testa sul cuscino godendo della gioia infantile di Ippolito nel rimirare il singolar gioiello che mandava bagliori verdognoli tra il volume morbido delle di lei chiome.


Il sandolino riprese lentamente, assai lentamente la via del ritorno, ripassando sotto le ville chiuse, sotto le finestre mute, in un silenzio profondo e solenne che rendeva ancor più affascinante quel gran chiarore lunare diffuso