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Lo straniero questa volta si mise a ridere sonoramente, correggendo ciò che vi poteva essere di indiscreto nel suo riso con una energica stretta di mano.

Rientrando poi all’albergo, alle ore piccole, non scrisse nel suo taccuino ciò che precisamente avrebbe voluto il suo compagno, ma vergò sotto la data del giorno queste sole parole: «Gli innamorati sono sempre e dappertutto gli stessi».

II.

Se bene o male io stessa mi contento.

(Veronica Franco).

Col passo sicuro dell’abitudine il giornalista varcò una porta di simpatica apparenza che a lui principalmente, milanese autentico, doveva piacere per il carattere generale di comodità e di agiatezza ambrosiana senza ricerche ostentate e senza sciatterie. Era una di quelle porte del settecento come se ne vedono ancora nei vecchi quartieri, con motivi ornamentali dalle curve morbide tutte piene del calore intimo e particolare che si ritrova in certi barocchi. Un breve andito, una portineria modesta, un cortile con un po’ di verde, e finalmente una scala non troppo ampia ma che acquistava signorile aspetto dalla bussola chiusa e da un tappeto di panno rosso sobriamente illuminato da una fiamma a