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tivi intorno a un’altare?... — disse Lilia timidamente.

— Sì, sì! — gridò Ippolito entusiasmato: — cuori votivi; i cuori di tutti gli amanti che vissero e sospirarono su questo lago, fra questa cortina di monti in una notte come questa. —

Stava per soggiungere: «amandosi come noi»; ma gli parve assurdo. Chi mai avrebbe potuto amare in quel modo? La persuasione di un amore superiore a tutti gli amori doveva necessariamente imporsi alla sua anima di artista, e Lilia, benchè non nuova al miraggio, vi si abbandonava pur essa, stretta al fianco del giovine e bello innamorato, nella realtà palpitante dei loro baci.

Passavano sulla sponda i paeselli e le ville da’ cui terrazzi veniva a ondate il profumo dell’olea e dalle cui finestre illuminate ed aperte uscivano voci, risa e suoni, mentre la barca scivolava tacitamente non ancora raggiunta dalla luna, ma già prossima, in una penombra azzurra lievemente dorata. Il bacino della Tremezzina si trovava dinanzi a loro.

— Tieni il largo, — susurrò Lilia vedendo alcune persone affacciate ad un terrazzo.

Ippolito fece meglio: guidando il sandolino rasente la riva dove l’ombra era più fitta per il riflesso di alti tigli e di sicomori sporgenti, guizzarono sotto al terrazzo colla gioia biri-

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