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mezza oscurità fra la quale il sandolino guizzava leggero, ombra nell’ombra; nè si scorgevano altre imbarcazioni se non una vela bianca da lontano guidante alla deriva due zattere cariche di merce.

— Io non sapevo che fosse così dolce andare in barca, — disse Ippolito puntando i remi con grande lentezza affinchè il movimento non turbasse la soavità dell’ora.

Rispose Lilia:

— Dolce è sopratutto il lago, più del fiume, più del mare. Direi che il lago è più amoroso... perchè poi non so, è una mia impressione.

— È vero. Il suo abbraccio è più stretto di quello del mare, più intimo di quello del fiume. Non senti tu il respiro di queste montagne curve su di noi come buoni e fedeli colossi alla custodia di un luogo sacro? E sono ben chiuse le cortine della nostra alcova, Lilia! Guarda che splendidi arazzi verdi e azzurri su cui la luna intesse fili d’argento! Quale reggia può vantarne di più sontuosi?

— E questo tappeto di perle steso dietro a noi, non si direbbe il manto di una fata?

— Il tuo manto. E quei topazi che brillano laggiù, io so bene che si chiamano i fanali dei grandi alberghi di Bellagio, ma non sembrano a te la cintura luminosa di una dea?

— O piuttosto cuori appesi, ardenti cuori vo-