Pagina:Neera - Una passione, Milano, Treves, 1910.djvu/208


— 202 —


— Dove eri, in maggio, quando ti scrissi tre lettere senza ottenere risposta?

Lilia abbassò le palpebre con un attimo di esitazione, ma si riprese subito accarezzando i folti e biondi capelli del giovine:

— In Riviera, te lo dissi.

— E perchè vi passasti giorni tanto lieti?

— Perchè sentivo che mi avresti amata, — rispose questa volta Lilia sollevandogli in volto le stelle de’ suoi occhi; e la verità palese era così sfolgorante che la piccola menzogna nascosta non apparve.

— E quel giorno, quel giorno che ti vidi! Ti riconobbi subito.

— Anch’io.

— Non potevi essere che tu.

— E tu!

Ippolito ebbe un brivido rammentando gli spasimi di desiderio che seguirono e le notti passate sulla panchina dei Boschetti, sotto le sue finestre.

Più stretto, più stretto ancora, colle labbra sulle labbra dell’amata, l’innamorato disse:

— Se non mi avessi amato sarei morto. Non ucciso, sai? morto. Morto della morte naturale che era per me la mancanza del tuo amore. Se tu sapessi che cosa è stato il tuo amore! L’hai sentita la sua voce nel Cantico dei cantici?

Commossa, Lilia tornò a baciarlo con una